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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2016

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GP del Brasile 2016

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Da sempre si è discusso se in F.1 fosse opportuno o meno gareggiare con la pioggia data la configurazione delle vetture assolutamente inadatte allo scopo , prima fra tutte la visibilità precaria del pilota e l'impossibilità, allo stato attuale, di migliorarla in qualche modo.

Resta il fatto comunque che, sino a quando la pista appare ancora percorribile, magari a velocità più contenuta, le gare si sono svolte anche in tali condizioni e gli incidenti non sembrano più gravi di quelli a pista asciutta, anzi.

Ciò premesso, in Brasile sono state adottate tutte le misure compatibile per tale meteo, con partenza dietro la safety car, per altro apparsa più volte durante la competizione, l'esposizione, sia pure contenuta nel tempo, di bandiere rosse, e così via.

Naturalmente Mercedes, considerata obiettivamente la più completa tra le concorrenti, si adatta meglio delle altre a tali condizioni con Hamilton che, bravo comunque, ha fatto la sua marcia trionfale, veloce quanto era necessario e sicuro da par suo.

Rosberg invece, pur gareggiando, anche e soprattutto lui, per ragioni di classifica mondiale senza esporsi particolarmente a rischi, si è trovato in difficoltà con l'arrembante giovane Verstappen, vero mago della pioggia ad ascoltare i consigli del padre, ovvero a seguire traiettorie diverse da quelle percorse da chi ti precede, sì da rendersi imprevedibili nei sorpassi.

Così è stato e, pur penalizzato da situazioni di cambi gomme non del tutto per sua colpa, ha conquistato il podio, ovvero il massimo che le “non Mercedes” possono auspicarsi allo stato attuale.

Non all'altezza le Ferrari con Raikkonen in difficoltà e Vettel ad invocare l'interruzione della gara: mi sembra un grido disperato non di buon auspicio.

Bravi tutti quelli che sono arrivati a punti con piazzamenti di prestigio anche per piloti alla guida di vetture inferiori.

Ed ora conclusione sella stagione ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi, nel regno del petrolio, materia prima, ( ancora per quanto ? ) del mondo dei motori.

Ancora in palio il titolo mondiale piloti ed il quarto posto: arrivederci tra due settimane.

Fabrizio Pasquali

…....” Protagonista nella seconda parte del mondiale ’79 su Williams-Ford, l’australiano Alan Jones porterà per la prima volta il Team inglese al titolo mondiale.

La stagione agonistica sembra essere un fatto a tre fra il protagonista principale Jones, il compagno di squadra Reutemann e Nelson Piquet su Brabham-Ford. Salvo in Germania ove vincerà Laffitte ed in Austria l’outsider Jabouille, tutti gli altri G.P. saranno di loro competenza. In particolare l’ottimo Jones trionferà in Argentina, Francia, G.Bretagna, Canada ed U.S.A East, salendo sul podio anche in Brasile, Belgio, Austria ed Italia.

L’anno è caratterizzato da luci ed ombre italiane: due buone performance di Bruno Giacomelli su Alfa Romeo in contrasto col peggior Scheckter di sempre, che chiuderà la stagione con soli due punti al diciannovesimo posto, subendo l’umiliazione, per lui e per Ferrari, di non riuscire a qualificarsi in Canada. Ancora, per la serie luci ed ombre, il debutto di un giovane di belle speranze, di nome Alain Prost, e la dolorosa uscita di scena dovuta ad un incidente particolarmente invalidante del ticinese Clay Regazzoni, per nostra fortuna ancora presente nel mondo dei motori, con la sua innata simpatia.

Fra i due litiganti… recita il vecchio adagio ed è questo il tema del 1981, quando Jones e Reutemann si danneggiano a vicenda in Williams, facilitando così involontariamente il compito di Nelson Piquet che, su Brabham-Ford BT 49/C, andrà a conquistare il primo dei tre allori mondiali. Stagione modesta per Ferrari, con qualche sprazzo di luce firmato dal solito Villeneuve......” ( continua )........

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