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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2016

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GP di Singapore 2016

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Cui prodest ? ( a chi giova ? ) chiedevano i saggi Latini alla presenza di incongruenze palesi, ed è la stessa domanda che mi pongo nell'assistere a competizioni di F.1 ubicate in luoghi assolutamente inadatti alla bisogna.

Non si può pensare, per chi fosse appassionato di ferrovie, di incantarsi di fonte al plastico che si è costruito in garage o, peggio ancora, in sala da pranzo: sono giochi per bambini, nell'impossibilità di vedere le dimensioni e la potenza presenti nei treni veri.

Lo stesso ho provato nelle ridicole riprese televisive dall'alto dei grattacieli in cui le vetture da quasi 1000 hp sembravano appunto le virtuali macchinette della playstation.

Come il ciclismo è sudore di cui devi sentire la puzza e vedere le gocce cadere dall'uomo sul manubrio, così la F.1 è fetore di olio combusto, di freni arroventati, di sforzi violenti del pilota ad ogni frenata, della tensione per un sorpasso, di carica di adrenalina come avviene a letto con una bella donna.......Tutto il resto è.....altro, ma nemmeno spettacolo...

Si capisce l'interesse economico, pubblicitario, i capitali che devono girare per il mondo e...via così, ma questo, come del resto in quasi tutti gli sport veri, è lontano dal giusto clima e soprattutto va rispettato lo spirito con cui sono nati.

Ricordo le livree delle vetture con i colori nazionali: rosse le italiane ( di ogni Casa naturalmente ), verdi le inglesi, azzurre le francesi, bianche le tedesche....... e, non a caso le sedi degli autodromi più spettacolari del mondo ( cui si aggiunga Spa nel Belgio ) proprio lì hanno sede.

Venendo alla “garetta” odierna, Rosberg parte ed arriva in testa, temendo il solo Ricciardo ( magnifica la Red Bull su questo kartodromo ), Hamilton terzo a fatica ( lui consumatore di freni male si adatta ai circuiti cosiddetti cittadini ), Raikkonen dignitoso quarto e splendido quinto Vettel capace di una rimonta da vero campione, dopo che la prestigiosa e premiata Officina Ferrari di Maranello non si accorgeva di una barra antirollio staccata, costringendolo a partire in ultima posizione: peggio di così vuol dire lasciare il cric alzato durante un cambio gomme .

Si diceva di Red Bull: sono curioso di assistere al confronto con Ferrari in circuiti “veri”, dato che sembra potenziato il motore francese di qualche manciata di cavalli.

Alonso solito leone di classe mondiale con una vettura ancora assai modesta si classificava settimo alle spalle dei Team tecnologicamente competitivi: peccato che un pilota di tale caratura non sia al volante di una vettura finalmente da classifica iridata.

Arrivederci il 2 ottobre ( ricordate naturalmente di farmi gli auguri per il mio compleanno )in Malesia, per conferme o smentite.

Fabrizio Pasquali

Per una volta campioni mondiali di F.1

….........“Giudizi contrastanti di due grandi nomi di Formula 1 sono stati espressi in questi ultimi anni a proposito dell’importanza del titolo mondiale piloti; riportiamoli, perché ci introdurranno ad un racconto che riteniamo costituire vivo interesse per gli appassionati della storia dell’agonismo “ a motore “. Suzuka 1999: subito dopo la conquista del suo secondo titolo mondiale consecutivo, Hakkinen disse che solo in quel momento si sentiva veramente un campione, sottolineando il concetto che un semplice titolo non consacrava sufficientemente un pilota come tale. Contemporaneamente, Brabham rilasciava una celebre intervista in cui indicava Stirling Moss come il maggior pilota del secondo dopoguerra, pur non avendo vinto alcun titolo iridato, anche se fu per ben cinque volte “vice campione del mondo”.

Giudizi questi solo apparentemente contrastanti, non solo in quanto espressione di generazioni diverse di piloti, ma perché, in buona sostanza rendono opinabile l’insieme di fattori che qualificano una valutazione relativa ad un campione di F.1, spostando di fatto il giudizio verso altri parametri che non sempre coincidono col numero di vittorie o di titoli conquistati: ricordiamo ad esempio lo stesso Brabham, ben tre volte iridato con sole 14 vittorie ed il citato Moss con i 16 G.P. vinti e nessun titolo o, più recentemente, Reutmann e Coulthard con 12 vittorie “ in bianco “, cui fanno riscontro Phil Hill con Hawthorn cui bastarono solo tre G.P. per qualificarsi campioni del mondo; ma gli esempi si potrebbero sprecare.

Proviamo quindi a prendere in esame questi piloti da “un solo titolo” e troveremo figure interessanti che ci daranno modo nel contempo di rivivere momenti importanti di storia sportiva.

E’ proprio nel 1950, anno di nascita del primo titolo mondiale, che Nino Farina, pilota celeberrimo fra le due guerre, si consacrerà a ben 44 anni campione del mondo su quella fantastica Alfetta 158 che possiamo ammirare ancora a Monza come gioiello di tecnica e bellezza di linea; metterà in coda Fangio, Fagioli ed Ascari grazie a tre vittorie ( G.Bretagna, Svizzera, Italia ) ed un terzo posto in Belgio su un totale di sei G.P. Sarà il suggello di una luminosa carriera che si concluderà col quarto posto nell’anno successivo, quando, coerentemente con il suo stile, cesserà la propria attività agonistica al ritiro della Casa del Quadrifoglio a cui fu sempre profondamente legato”.....(continua)

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