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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2016

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GP della Malesia 2016

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Uno scatenato Vettel, al limite dell'irresponsabile, innesca alla prima curva un gioco al massacro di cui lui rimane la prima vittima, ma che, di fatto, toglie a Rosberg la possibilità di vincere la gara, dovendo risalire tutta la fila, oltre naturalmente al tormentone della safety car, per altro riproposta, sia pure in forma virtuale, altre volte nel corso della gara.

Dopo questa tremenda partenza da cui l'unico dei primi uscito assolutamente indenne è stato Hamilton, proprio a questi doveva capitare la rottura del propulsore, caso più unico che raro in Casa Mercedes, ed in momento della competizione assolutamente tranquillo, senza che vi fossero state, a quanto si può sapere, avvisaglie di decadenza particolare.

Il suo passo gara era assolutamente coerente con i vantaggi e con il percorso, ma evidentemente questo non è il suo anno, dato che, per assurdo, a beneficiare più di ogni altro del suo ritiro ( a parte la coppia in Red Bull ) è stato proprio lo sfortunatissimo Rosberg che, alla fine, si ritrova primo nei Piloti con il vantaggio sul rivale decisamente incrementato.

Red Bull quindi sugli scudi e meritatamente: azzerato il gap di potenza su Ferrari, rimane migliore nella telaistica e nell'erogazione della potenza alle ruote: oggi è l'unica vera antagonista di Mercedes, pur dovendo pagare a questa ancora qualcosa.

Lo sconsiderato gesto di Vettel gli costerà inoltre una penalità da scontare a Suzuka e Ferrari vede così sfumare sempre più la meta annuale, ovvero la conquista del secondo posto nei Costruttori, in prospettiva sempre più saldamente nelle mani di Renault.

Leggero incremento di potenza in casa McLaren con Alonso che lo sfrutta al meglio, piazzandosi al settimo posto, ovvero subito dietro gli irraggiungibili.

Degli altri ometto in quanto nulla di veramente interessante o nuovo.

Arrivederci a Suzuka, dal vostro Fabrizio Pasquali

Per una volta campioni mondiali di F.1

“...( continua ).....Dopo gli anni di Ascari e Fangio, il 1958 ci presenta il primo campione inglese di F.1, Mike Hawthorn ( pilota con un buon trascorso giovanile nel motociclismo ) che conquisterà il titolo su Ferrari 246, grazie ad una sola vittoria ( Francia ), ma conquistando punti in ben 9 dei 10 G.P. del campionato: vero precursore di Lauda nella “capitalizzazione razionale” dei punteggi, “alla faccia” delle 4 vittorie di Moss. Sarà questo l’anno che dimostrerà come una vettura non eccezionale, ma continua ed affidabile, possa essere preferibile ad altre ( come le Vanwall che conquisteranno il primo mondiale costruttori ), forse più veloci, ma incostanti. Come eccezione a conferma della regola, il sottoscritto ricorda ancora perfettamente Monza di quell’anno, quando Hawthorn si fece superare da Brooks su Vanwall all’ultimo giro, arrivando a fatica al traguardo con soli tre cilindri ( su sei ) efficienti. Malgrado l’ottima vettura, Tony Vanderwall, costruttore di bronzine e proprietario del Team, noto anche per aver adottato per primo sulle proprie vetture i freni a disco, abbandonerà la F.1 proprio nell’anno di maggior successo. Hawthorn invece subirà un destino ancor più crudele, perdendo la vita agli inizi del 1959 in un banale incidente stradale in Inghilterra.

Il 1959 segnerà la maggior innovazione nella massima formula automobilistica: si affermerà infatti la supremazia delle vetture con motore posteriore, malgrado importanti case ( fra cui Ferrari ) si ostinino ancora per un biennio nell’obsoleta posizione anteriore del propulsore.

Finalmente, nel 1961, Ferrari accetterà la nuova concezione costruttiva e, grazie ad un ottimo motore e piloti come Phil Hill, von Trips, Mairesse, Ginther e l’esordiente Baghetti, farà suoi entrambi i titoli iridati con l’americano Hill. E’ questo anche l’anno della tragica fine a Monza di von Trips e di 14 spettatori della “parabolica”, evento che favorisce Hill, ma che sconvolge a tal punto Ferrari da rinunciare all’ultimo G.P. negli U.S.A. …..” ( continua )

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