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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2009

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GP d'Australia 2009

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Apertura australiana come di consueto: ma quest’anno i canguri hanno dimostrato ancora più imprevedibilità del solito.

Vince Button, ma soprattutto la sua vettura, di un altro pianeta rispetto al mazzo globale.

Per quanto è dato di sapere, la differenza sostanziale sta nel diffusore particolarmente studiato per ottimizzare la funzione di tale accorgimento, per altro nostra vecchia conoscenza sulle vetture di F. 1.

Per i più distratti, ricordo che, dal punto di vista aerodinamico, l’attuale vettura della massima formula ricorda tanto un’ala di aeroplano, ma rovesciata.

Ciò al fine di ottenere deportanza, ovvero spinta verso terra dell’intero corpo macchina, provocata dalle appendici alari (anteriori e posteriori), ma anche dal fondo piatto in cui si incanalano flussi dinamici che vengono espulsi posteriormente appunto dal cosiddetto diffusore.

Con il nuovo regolamento FIA in vigore da quest’anno, vi è stata una drastica riduzione delle ali e di conseguenza una diminuita capacità di deportanza.

Ciò veniva parzialmente motivato dall’uso, finalmente riconsentito, degli pneumatici privi di scanalature e quindi capaci un’aderenza decisamente superiore rispetto a quelli dell’ultimo abbondante decennio.

Rimaneva per altro il fatto che, specie in velocità pura, la vettura molto meno ancorata al suolo, rischiava di “decollare” ovvero di perdere guidabilità, da cui modifiche strutturali per rendere più accettabile la situazione.

La grande differenza proposta dal Team di Brawn consiste nell’aver ottimizzato la parte sottostante della vettura, dato che le limitazioni alari con consentivano altro, sì da aver decisamente ottenuto un affetto suolo, tanto più importante dall’adozione del “Kers” che, come dovrebbe essere noto a tutti, consente un recupero nell’immediato di quasi cento cavalli condensati nelle poderose frenate cui le attuali vetture sono sottoposte.

Se mettiamo in ordine le cose, comprendiamo facilmente come una deportanza così ottenuta non sia semplicemente passiva, come quella derivante dalle propaggini alari, ma rispecchi, in modo conforme alla logica aerodinamica, le esigenze velocistiche, unite alla necessaria guidabilità del mezzo, relative alla moderna Formula 1.

Vedremo se nei successivi appuntamenti verrà confermata questa teoria.

Buona settimana a tutti,

Fabrizio Pasquali

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