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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2009

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GP del Belgio 2009

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Può sembrare veramente strano l’ordine d’arrivo dell’odierno Gran Premio del Belgio, mitico circuito di Spa sulle colline delle Ardenne: una Ferrari che a malapena si tiene dietro niente meno che una Force India , Team veramente alla frutta (finanziariamente parlando), ma che d’altra parte non ha presentato fino ad oggi vetture decenti né tanto meno competitive.

A parte la simpatia per Fisichella che oggi ha sbagliato quasi nulla sopraffatto, ma non domato, da un Raikkonen alle prese con una Ferrari ultimamente piuttosto competitiva ( il giudizio sulla Rossa di Badoer deve tener conto di ben altri fattori ), stupisce anche il comportamento generale di queste vetture redivive anche e soprattutto durante le prove che hanno determinato la griglia di partenza.

Sono emerse Toyota e Bmw che, a parte l’incidente iniziale con la safety car a condizionare non poco la gara, sia ieri che oggi si sono battute alla grande mettendo alla frusta Team sicuramente quest’anno più accreditati.

Resta comunque una situazione generale atipica dato anche e soprattutto in condizioni di tempo normale e su un circuito particolarmente provante le doti effettive di vetture e piloti: a Spa non ha mai vinto ( se non in circostanze del tutto particolari ed atipiche per una F.1 ) un “quivis de populo” ossia un “Carneade” qualsiasi, magari su un’altrettanto insignificante vettura.

E’ Vero che Raikkonen è stato un Campione del Mondo su quella Ferrari che oggi ancora conduce, ma a parte il primo posto, tutto l’ordine d’arrivo e le precedenti prove del sabato sono decisamente bizzarri a dir poco.

Ma l’intera stagione agonistica ha dimostrato, per altro , giustificando così tali apparentemente inaspettati risultati, un fatto tecnico indiscutibile ovvero il livellamento dei valori in campo.

Che ciò sia dovuto ad una motorizzazione in mano a poche Case, ad un livello di standardizzazione dei telai e della conseguente aerodinamica ( determinata da un regolamento piuttosto rigido ), dalla difficoltà di pilotare bolidi in cui le regolazioni risultano difficili quando non impossibili da determinarsi preventivamente, da set di pneumatici verosimilmente tanto sofisticati quanto ineguali fra loro ( nel senso che basta una fusione diversa in modo infinitesimale a determinare rese ineguali ) e chi altri voglia aggiungere particolari ne ha il diritto, resta comunque vera la compressione dei valori: guardare i tempi sul giro ed i distacchi finali.

I quattro e più secondi a giro che si beccavano le Minardi o le Arrows solo una decina di anni fa sembrano fatti da storia della F.1, di un tempo artigianale remoto, come i telefonini di tale periodo, grandi come un cordless attuale e privi di accessori di sorta.

Ma la tecnologia è anche questa, come la preparazione fisica dei piloti, l’abitudine al passo di gara e quant’altro: il simpatico e bravo Luca Badoer ci svela con la sua “pelle” l’importanza di quelli che fino a ieri sembravano dettagli.

Oggi un Fangio cinquantenne in maglietta di cotone e pancetta da buongustaio non vincerebbe certo cinque titoli mondiali, guidasse anche un jet.

Ma talvolta sembra che ce ne dimentichiamo.

Arrivederci a Monza, altra classica immortale ……

Cari saluti a tutti,

Fabrizio Pasquali

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