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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2008

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GP di Singapore 2008

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Credo che una delle espressioni più diffuse, in ogni campo del sapere, sia oggi “fattore di rischio”, con cui si allude ad un insieme complesso di componenti di varia natura che, assieme, contribuiscono a determinare il coefficiente di probabilità che un evento malaugurato si presenti.

In circuiti cittadini come Singapore, con luce artificiale, per sua natura disomogenea, con vari e lunghi tratti affiancati da muri grigi, con passaggi in tunnel e curve cieche, con variazioni importanti di velocità, positive e negative, con un clima diverso dall'europeo da cui il Circus proveniva, tale fattore di rischio va ad incrementarsi in modo esponenziale: credo sia questa la chiave di lettura dell'imprevedibile debacle odierna di un Team di prima grandezza come Ferrari.

Basta confrontare il diverso atteggiamento ( e conseguenze ) di due disavventure praticamente sovrapponibili come quelle accadute ai box a Massa e poi a Coulthard: in entrambi i casi vi è stato disaccordo e mal funzionamento della gestione relativa al carico di benzina ed all'errata ripartenza del pilota, ma con conseguenze diversissime per il proseguo della gara.

Massa ha compromesso in maniera fatale la sua, Coulthard avrà perso forse qualche secondo e nulla più.

Esperienza, pressione, stress diversi ed altri fattori possono aver determinato le decisioni e le conseguenze: resta il fatto che parte del mondiale 2008 forse si è giocato su fattori indipendenti da situazioni normalmente considerate nello sport.

Ma questo vale ovunque: se hai in quel momento 150 o più pulsazioni al minuto, il margine di sicurezza per scariche di adrenalina è minimo, mentre se, per temperamento o condizioni ambientali diverse, le tue difese sono più elastiche, puoi reagire diversamente allo stesso evento sfavorevole.

Penso che molti guai che hanno contribuito l'anno scorso a far perdere il titolo a Lewis Hamilton siano stati determinati da tale fattore di stress che gli ha impedito la giusta lucidità nei momenti topici di alcune gare.

Lo stesso Raikkonen, che va a sbattere a pochi giri dalla fine dopo aver sperimentato l'eccessiva reattività sui cordoli della sua Ferrari, va a confermare che anche un pilota solitamente freddo, in particolari circostanze, non sappia trovare la giusta concentrazione.

Bene ha fatto quindi Hamilton a non rischiare nulla per il secondo posto, certamente alla sua portata, ma in una situazione che avrebbe potuto comportare un rischio assolutamente inutile, quando non dannoso e gratuito.

Alonso, pilota di indubbia classe, completamente a proprio agio su un circuito ove viene previlegiata la perfezione di guida e l'esperienza di un due volte campione del mondo, sia pure in circostanze a lui favorevoli, ha dimostrato quanto siano valide queste teorie cogliendo una vittoria cristallina e perfetta per il suo palmares.

Kovalainen continua a dimostrasi l'oggetto misterioso in Casa McLaren: troppa grazia donatagli con una vettura così performante: comincerei a guardare con interesse ai vari Kubica, Rosberg o addirittura Vettel.

A presto, dal vostro

Fabrizio Pasquali

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