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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2008

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GP d'Europa 2008

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Durante il soporifero Gran Premio d'Europa, edizione 2008, riflettevo fra me su un mio “pallino” di sempre, ovvero l'importanza dei tracciati in una gara automobilistica, ma soprattutto in quelle di Formula Uno.

Premetto che tale “Formula” dalle ruote scoperte ha rappresentato da sempre uno squilibrio progettuale fra scienza e tecnica in contrasto con paradossali inattualità.

Va detto infatti che, all'origine, le ruote scoperte venivano adottate per rendere più leggere le “vetturette”, come si chiamavo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, mentre, nel giro di pochi anni, nel corso dei '50, si assunsero regole abbastanza precise con riferimento alle forme ed ai propulsori.

L'evoluzione della Formula portò ad incrementi tali di potenza da creare pesanti problemi di motricità in generale, da cui la nascita degli pneumatici a gomma ultramorbida, delle ali posteriori e, più tardi, anteriori.

Veniva però constatato che l'indice di pericolosità dei tracciati rimaneva comunque molto alto ed a farne le spese furono celeberrimi Piloti “caduti” in gara o nelle prove nell'adempimento di un dovere, o passione che fosse, ma il cui tributo contrastava con i tempi moderni e con lo sviluppo della sicurezza nell'automobilismo civile.

Ecco quindi il tentativo di risolvere il problema con le “chicanes”, con la modifica di alcuni rettilinei troppo lunghi e soprattutto con le vie di fuga, giustamente sempre più ampie e correttamente equipaggiate.

Si intervenne anche sulle ruote sino ad arrivare alle attuali, con le scanalature obbligatorie e con mescole regolamentate.

Tutto ciò ha provocato un “tira e molla” tra la FIA ed i Costruttori che venivano spesso frustrati sul piano progettuale da regolamenti tendenti a contrastare il “libero” pensiero tecnologico con le più bizzarre limitazioni od imposizioni.

Alla luce di quanto molto sommariamente espresso, possiamo vedere come oggi le vetture rappresentino una fantasia di ali, flap, nolder, pinne, vuoti e pieni, prese d'aria e quant'altro: un teatrino di forme alla “Ufo robot”.

A provocare ancor più confusione, spesso in contrasto con lo spettacolo, mi pare che la scelta, o la nascita, di circuiti, come quello di Valencia città, costituisca un'aggiunta, quasi una farsa, a quelli storicamenti “cittadini” come Monaco.

Bisognerebbe mettersi d'accordo su sport e spettacolo: il primo necessita di parametri tecnici ben precisi, il secondo si può fare anche senza volere abbinarlo al primo.

Provate a pensare, ora che sono finite le Olimpiadi, ai cento metri piani corsi con il ghiaino come fondo od ai 400 stile libero in una vaschetta da condominio di 8 per 4: che felicità per Bolt o la Pellegrini....

Lasciamo pure Montecarlo come memoria storica, ma torniamo ai circuiti deputati, ai classici nati per vetture che vanno veloci, che non sono dei go-kart e che, naturalmente nella più assoluta sicurezza, vengono pilotate da uomini unici al mondo per capacità sportive.

Una sola nota sulla gara odierna: ma che vetture danno McLaren e Ferrari a Kovalainen e Raikkonen ?

O sono loro a guidare come taxisti scarsamente motivati ?

Molto apprezzabile il miglioramento delle seconde linee ( alludo ai Team ) che finalmente si possono regolarmente battere per un posto sul podio.

Aspettando il glorioso Circuito di Spa, vi saluto con viva cordialità

Fabrizio Pasquali

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“ Quei temerari a ruote scoperte “ - ( Formula Uno in pillole )