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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2005

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GP del Brasile 2005

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Tutto secondo copione in Brasile con Alonso Campione del Mondo e con due valletti di prima grandezza, Raikkonen e Montoya, a festeggiare la prima doppietta McLaren della stagione, lanciando così il Team inglese alla conquista di un meritatissimo alloro Costruttori.

La gara in sé ha detto pochino, ma ha confermato molto di quanto si poteva supporre: Alonso attentissimo a controllare tutto e tutti, preoccupato di essere toccato o di toccare qualcuno, ma sufficientemente veloce a dimostrare che questo progetto Renault ha vinto anche e soprattutto con una macchina di razza, cresciuta poco a poco affinando le debolezze degli anni precedenti (carenza di cavalleria) ed, in linea conservativa, optando per la versione di Spa rinunciando infatti all’ultimo step d’avanzamento.

McLaren si afferma come la vettura imbattibile della seconda parte del Campionato, tanto forte che viene spontaneo recriminare sulla fragilità di certi momenti e sulla scelleratezza di collaboratori che hanno provocato guasti e ritiri decisamente evitabili.

Raikkonen poteva vincere il Mondiale Piloti se avesse potuto contare su una più attenta gestione del mezzo da parte del Team, ma, a questo punto, visto l’andamento della gara, ha lasciato a Montoya la vittoria anche per non rischiare quanto successo allo stesso Juan Pablo in Belgio, ove venivano bruciati otto punti sicuri per non essere riuscito a mantenersi al largo da potenziali pericoli.

Non finirò mai di sottolineare come la F.1, da sempre e proprio per la caratteristica principale della struttura delle vetture appartenenti a tale categoria sportiva (ruote scoperte), si presta ad essere pericolosa in ogni azione di affiancamento, di sorpasso, insomma negli spazi brevi, proprio per la facilità di aggancio; se a ciò si aggiungono le mille propaggini che ultimamente caratterizzano le vetture e la fragilità delle stesse, viene spontaneo pensare che un pilota debba avere sempre come prima preoccupazione agonistica quella di tenersi abbastanza alla larga da possibili situazioni in cui la fragilità e la vulnerabilità del mezzo possano pregiudicare il risultato.

In altre parole, come un calciatore eviterà su un campo reso pesante dalla pioggia di palleggiare nelle pozzanghere, un ciclista di cercarsi frammenti di vetro od un pugile di bere fra un round e l’altro, un pilota di F.1 dovrà sempre tenere presente che il proprio veicolo è una vettura “sui generis” tutta unica ed anomala e comportarsi conseguentemente.

La seconda guida Renault, Fisichella, conferma che vi sono due realtà nel Team come nelle passate stagioni a Maranello: vi è però una differenza fondamentale in quanto, mentre le Rosse erano tanto superiori da permettere di vincere anche a Barrichello, le vetture di Briatore sono molto valide, ma inferiori, ad esempio alle McLaren, per cui un Fisichella riesce perfino a farsi battere da una Ferrari 2005 che in realtà è ben poca cosa.

Su queste basi dovrebbe costruirsi il titolo Costruttori a vantaggio del Team inglese.

Nessuna nuova di rilievo nelle prestazioni delle altre Case, a confermare che ormai la testa e le risorse sono rivolte alla prossima stagione agonistica.

Arrivederci in Giappone,

Fabrizio Pasquali

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