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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2005

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GP della Turchia 2005

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Nella storia dell’automobilismo si possono trovare rari campioni assoluti, molti piloti di egregie virtù, innumerevoli “schiacciapedali” e qualche soggetto fornito di ottime qualità, ma di poca avvedutezza.

A quest’ultima categoria mi pare possa appartenere Montoya che sembra avere dei momenti di “assenza” particolarmente nefasti in uno sport in cui si superano i trecento all’ora.

In questa introduzione credo vi sia l’essenza della gara odierna, corsa nel nuovo impianto di Istambul, a posare la prima pietra della F.1 in un grande Paese candidato alla Unione Europea.

Raikkonen domina le prove ed effettua una gara semplicemente perfetta alla guida di una McLaren che ricorda i migliori anni di Hakkinen, così come lo ripropone lo stesso Kimi: classe cristallina, guida duttile, funzionale al circuito, sempre presente con la testa a seguire le vicende della competizione.

Quando la partenza lo penalizza sulle Renault, per un carico di carburante veramente massiccio, rimedia in pochi secondi con un sorpasso che lascia di stucco Alonso e Fisichella, a riproporre il capolavoro di Mika a Spa 2000 e così la gara viene subito a delinearsi con un “uomo solo al comando” in cavalcata solitaria sino alla bandiera a scacchi.

Montoya riesce a guadagnare un secondo posto con abilità e sembra conservarlo senza particolari problemi, dato che Alonso lo segue ormai a distanza tale da permettergli un sorpasso azzardato nel punto sbagliato, un tamponamento subito, un’uscita di pista ed un reinserimento in gara senza perdere posizioni: cosa si può pretendere di più da un vantaggio così schiacciante?

Siamo ormai a due giri dalla fine, è tempo di “catenaccio”, di difesa ad oltranza, di un poco di sangue freddo e gioco di squadra: invece di subire pressione dall’inseguitore, la tattica insegna di mettergli paura, lasciarlo avvicinare nei punti ove non può passare e frenargli bruscamente ad ogni curva sì da porlo mentalmente della condizione in cui ha tutto da perdere, rischiando un brutto tamponamento con una probabile compromissione della gara.

Ecco che invece l’ineffabile Juan Pablo si comporta esattamente al contrario, cerca di forzare per rimettere spazio fra i due (cosa assolutamente inutile a quel punto della competizione) e, in una curva in cui molti avevano sperimentato le splendide vie di fuga del circuito turco, vuole anche lui conoscere quell’emozione e spalanca un varco immenso all’incredulo Pilota spagnolo che ringrazia come non fa invece il suo Team Manager.

Gianni Brera diceva di un Campione rossonero del passato che era “un grandissimo mezzo-giocatore”, in quel caso per le ragioni opposte del nostro Pilota colombiano: alludeva ad un notevole cervello non coadiuvato da altrettanta prestanza fisica; qui mi pare di assistere al contrario.

Ed ora ci aspetta Monza, circuito decisamente favorevole a McLaren su Renault, ma ho l’impressione che sia troppo tardi per Kimi mondiale e certamente non per sua colpa.

Arrivederci in Italia, dal Vostro

Fabrizio Pasquali

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