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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2005

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GP di Germania 2005

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Ritengo che Raikkonen debba avere una santa pazienza per non aver ancora preso in suoi stracci e, dopo aver fatto fagotto, essere andato a cercar fortuna altrove.

Chissà quale frustrazione vivere un film sin troppo ricorrente con la coscienza assolutamente a posto, conscio di essere il miglior pilota attualmente in F.1 così come lo era Hakkinen sino a quando non decise di attaccare il casco al chiodo.

Ecco, è proprio quella snervante sequela di vicende che hanno caratterizzato il passato di questa gloriosa Casa inglese ad irritare gli addetti ai lavori, compresi noi semplici appassionati del mondo dei motori.

Quando, dopo alcuni progetti fallimentari, McLaren ritorna al vertice con quella che sicuramente è la miglior vettura del mazzo (secondo posto di Montoya docet), guarda caso penalizza il suo pilota più veloce con un’affidabilità precaria, indice di qualche vizio di fondo che deve assolutamente essere rimosso per poter aspirare ai traguardi ambiziosi di Team di prima competitività.

Non si può gettare al vento i Titoli (continuando così non arriverà nemmeno quello Costruttori) consci di avere una vettura potenzialmente vincente, ma gravata da alcuni vizi di fondo da “mal sottile”.

Quando correvo, negli anni ’60, si diceva che le vetture inglesi erano come delle belle donne minate dalla “sifilide” (allora ancora diffusa malattia venerea) e, dietro questa immagine poco confortante, si celava una verità importante: il motore e ciò che ad esso è legato.

Per le ragioni più inverosimili c’era da piangere per come, quasi improvvisamente, ottimi propulsori si mostravano inaffidabili e per le ragioni più disparate.

Ricordo che una M.G. 1800 HC, preparata per Le Mans, mi fece impazzire per due problemi che nessuno riusciva a capire: tutto sembrava legato all’apparato elettrico per l’improvviso spegnimento del motore, mentre, da una indagine degna ( per quei tempi almeno) di un C.S.I. ante litteram, verificammo che la prima causa partiva dal serbatoio carburante che si ossidava in un punto particolare, lasciando così scorrere polvere di ruggine nell’alimentazione sino a saturare di botto gli appositi filtri.

L’altra causa, ancora più subdola, era dovuta ad un micro-trafilamento della testata che, ad una certa velocità, portava, per effetto dell’aria che circolava nel vano motore, una sorta di spray di acqua refrigerante proprio sulla calotta dello spinterogeno provocando così un’ interruzione di flusso corrente; il diabolico della questione era dovuto al fatto che, a vettura ferma, il calore del vano motore asciugava d’istante il velo di liquido e, come per incanto, il motore si riavviava e funzionava perfettamente.

Quando me ne accorsi, trovai un pratico sistema che mi ricordò molto da vicino Bandini che, armato di pinza, scese dalla sua F.1, fermatasi in gara per rottura del cavo di collegamento dell’acceleratore, per tagliare qualche centimetro della recinzione a bordo pista e, grazie a quel filo di ferro, arrivare al traguardo ancora in terza posizione.

Infatti, proprio con un altrettanto improvvisato sistema, provai a fare ponte sulla calotta dello spinterogeno, soluzione che mi consentì di arrivare a fine gara.

Naturalmente i tempi sono radicalmente cambiati, ma, in fondo, anche alla luce di più moderne e sofisticate tecnologie, i mali oscuri sono spesso banali quanto subdoli: bisogna avere la pazienza, in fase progettuale e realizzativi, di analizzare anche le più piccole parti apparentemente facili da costruire ed alludo ai cavi elettrici, alle minuterie metalliche, ai condotti ( sembra oggi il guasto essere dovuto ad una perdita nel circuito idraulico), prevedere le usure, le variazioni per effetto di temperatura, umidità nell’aria, altimetria (famosi i problemi in Sud Africa o nel Messico a duemila metri) e così via.

Questa situazione fa il gioco di Alonso che pare avere una vettura indistruttibile e certamente veloce, ma sicuramente inferiore, a detta dello stesso Briatore, a McLaren: peccato per lo sport che vorrebbe una competizione avvincente, mentre, in tal caso, sembra sufficiente attendere che passi sulla riva il cadavere dell’avversario…..

Buone ferie a tutti dal Vostro

Fabrizio Pasquali

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