3.538.885 

dal 19/11/1999

START | Storia | Produzione | Clienti/Serie | Motori | Titolari | Società | Factory | Album | Albo d'Oro | Formula 1 | IndyCar | FE / XE | Altre categorie
Calendario | E-mail | Servizi | FanBox |
Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2014

Australia Malesia Bahrain Cina Spagna Monaco Canada Austria Gran Bretagna Germania 
Ungheria Belgio Italia Singapore Giappone Russia Stati Uniti Brasile Abu Dhabi 

<

GP di Stati Uniti 2014

>

Privi di una vera tradizione motoristica in F.1, mi pare interessante la soluzione adottata dai Texani di Austin, ossia la costruzione di un moderno autodromo “summa” dei segmenti più significativi delle principali sedi di gare in tale categoria velocistica.

Nasce così un bel circuito addirittura con salite e discese ed impianti all'avanguardia in fatto di sicurezza, fondo stradale e quant'altro di “benefico” per una corretta gara automobilistica.

Peccato che gli addetti ai lavori risentano forse della vicinanza messicana per il “lento pede” dimostrato durante l'unico vero incidente ( risoltosi fortunatamente senza danni ai piloti ) in cui la rimozione di una vettura è sembrata un'operazione ciclopica per i commissari e loro aiuti.

Detto questo, mi pare troppo ripetitivo sottolineare la superiorità Mercedes, mentre, nell'ambito della Casa di Stoccarda, si evidenzia la maggior classe di Hamilton rispetto a Rosberg, non sempre felice sulla lunga distanza.

E meno male che c'è il Ricciardo ( dalla simpatica canzoncina di Gaber ) ad impegnare le Williams maggiorate da una motorizzazione pure Mercedes, addirittura sorpassandole tanto da finire sul gradino più basso del podio, a significare che in Casa Red Bull è lui il più veloce, come del resto ha ribadito durante l'intera stagione agonistica.

Gli altri Team sono come al solito lontani anni luce e meraviglia che il Campione in carica, il pluridecorato Vettel, sembri essere rassegnato a non combattere come ci si aspetterebbe da lui, al contrario di Alonso che, ancora una volta, sfrutta al meglio le poche doti della sua monoposto.

Raikkonen e Button non sembrano voler difendere il passato glorioso e camminano più che altro per onor di firma.

Non aspettiamoci novità dal Brasile dato che la stagione appare ormai completata per tutti.

A voi tutti un'altra puntata di Storia della F.1: buona lettura.

“Grandi manovre all’inizio del ’67, sia per cambi di piloti fra Team, che per innovazioni tecniche di assoluto rilievo. Procediamo con ordine, come nostra abitudine.

G.Hill lascia BRM per Lotus ed affianca J.Clark: in tutta la storia della F.1 mai una Casa ha avuto fianco a fianco due campioni di tale caratura; bisognerà attendere infatti oltre un ventennio per ritrovare un binomio simile, quando McLaren schiererà Senna e Prost assieme.

Surtees si dimostra ancora l’anima inquieta che avevamo già conosciuto nella scorsa puntata, lasciando Cooper per Honda.

Ma l’aspetto più importante, la vera grande novità dell’anno, si trova nell’ambito tecnico: debutta quel mitico Ford Cosworth che per oltre quindici anni costituirà il punto di riferimento per tutti i propulsori dei Team inglesi.

Novità anche nel punteggio che consente di scartare due soli risultati, a vantaggio dei piloti “regolaristi”.

Inizio in sordina per Lotus ( motorizzata ancora con i vecchi BRM Climax ), ma anche dopo il debutto in Olanda del nuovissimo Cosworth, le cose non cambieranno di molto, dato che la nuova Lotus 49 è sì perfetta, ma solo sulla carta, peccando infatti di troppe innovazioni che ne comprometteranno la stagione.

Brabham e Hulme, veri mastini in pista, regolaristi come pochi, ne approfitteranno per mettere in cascina punti pesanti. Vittorie in Francia e Canada per “Sir Jack”, mentre a Monaco ed in Germania avrà la meglio Hulme.

E lo “Scozzese volante” cosa starà facendo ? Clark, pur vincendo quattro G.P., ( Olanda, G.Bretagna, Stati Uniti e Messico ), non sarà così regolare negli altri, affiancato per altro da un G.Hill che porterà al Team solo due secondi posti.

Jim farà vivere, da par suo e come tutti i grandissimi, momenti indimenticabili come a Monza, quando recupererà un giro su tutti , fermandosi per mancanza di carburante a pochi chilometri dalla vittoria.

Strani soggetti i geni tutti ed in particolare quelli del volante, dato che spesso raccolgono assai meno di quanto potenzialmente nelle loro mani: si pensi a Moss prima ed a Gilles Villeneuve poi, solo per citare nomi noti a tutti.

Anno nerissimo per Ferrari e soprattutto per il nostro Lorenzo Bandini che a Montecarlo rimarrà tanto gravemente ustionato da perdere la vita dopo giorni di inferno.

La stagione agonistica si chiude quindi vedendo ai primi due posti il Team Brabham-Repco, con Hulme iridato e ”Black Jack” magnifico secondo.

Il 1968 sarà ricordato invece come l’anno della “deportanza”: infatti per la prima volta spunteranno sulle monoposto quelle appendici aerodinamiche che oggi caratterizzano tutte le vetture da competizione. Si presentano all’inizio sotto varie forme, ma le più comuni sono le pinne anteriori ( sorta di baffi fissi, posti lateralmente alla fusoliera ) e l’alettone posteriore, spesso regolabile, ed ubicato anche in posizioni stranissime, come sulla Lotus-Ford , quasi un metro sopra la testa del pilota.

Ma veniamo al parco piloti: Hulme va in McLaren, Stewart passa alla Matra-Ford, Rindt alla Brabham, il nostro Scarfiotti alla Cooper.

Ferrari schiera Chris Amon affiancandogli un giovane di cui sentiremo spesso parlare bene, certo Jacky Ickx. Lotus sempre in grande spolvero con i plurimondiali Clark e G.Hill.

L’apertura dell’anno in Sud Africa conferma le premesse: primo Clark, secondo G.Hill e gli altri a guardare.

Ma, prima del secondo Gran Premio ( Spagna ), in una corsa minore di F.2, un tragico destino aspetterà “Lo Scozzese volante” che perisce in un incidente mai chiarito: Jim Clark si infila negli alberi a lato di un rettilineo di Hockenheim, senza testimoni e senza apparente motivo, sì da far scattare le congetture più strane, ma comunque prive di esiti.

Tragico questo ’68 che vede scomparire Spence ( Indianapolis ), Scarfiotti ( in una cronoscalata ) e Schlesser ( Francia ).

Sarà così un altro scozzese, Jackie Stewart, ad insidiare G.Hill nella lotta per il titolo iridato, grazie ad una Matra MS 10 con lo stesso motore della Lotus.

Questi i principali risultati: Spagna Monaco ( tanto per cambiare ) e Messico a G.Hill, Olanda, Germania e Stati Uniti a Stewart, ma la spunta il primo grazie a preziosi piazzamenti, fra cui tre secondi posti in Sud Africa, Germania e Stati Uniti, Stewart è secondo ad otto punti.

Alla Ferrari, malgrado l’ottima 312, la consolazione del G.P. di Francia con Ickx, mentre Amon sarà protagonista di sfortunate quanto casuali rotture.

Per gli appassionati di tecnica, un breve cenno al citato Ford Cosworth: 8 cilindri a V di 90° erogante 415 Hp a 9.200 giri; sarà il primo propulsore a “struttura portante”, essendo imbullonato direttamente sulla paratia verticale della scocca, in modo simile ai motori attuali.

Dopo i lutti del 1968, l’anno seguente si aprirà all’insegna della “sicurezza”, tanto da impegnare in tal senso costruttori, piloti ed organizzatori.

Stagione quindi di transizione questa del ’69, caratterizzata da un regolamento “va e vieni”, con la cancellazione del G.P. del Belgio , con il minimo storico di partecipanti ( 13 in Francia ! ) e con Stewart che per primo affronterà il problema della sicurezza nei circuiti in modo razionale e produttivo.

Ma vediamo gli schieramenti: Rindt a fianco di G.Hill in Lotus, Ickx alla Brabham, mentre Ferrari propone il solo Amon con Rodriguez seconda guida in pochi G.P.

Il Ford Cosworth ormai eroga oltre 430 Hp e farà la differenza: montato su Lotus, Matra, McLaren e Brabham, non lascia scampo alle Rosse di Maranello, né a BRM che alla fine risulteranno i malinconici fanalini di coda.

Gli alettoni, apparsi l’anno precedente, risultano spesso fragili e causa di incidenti: da qui la coerente presa di posizione dei piloti volta all’eliminazione degli stessi od al loro accorpamento integrante la scocca.

Dominatore assoluto Stewart, su Matra-Ford, con sei vittorie e due secondi posti su otto gare, che lascia ai vari Hickx, Hulme e Rindt le rimanenti.

Per Ferrari anno da dimenticare tanto che lo sfortunatissimo Amon abbandonerà il Team a fine anno, non prima però d’aver provato un’interessantissima novità: quella 312 B spinta dal celebre 12 cilindri “ a sogliola” o ( per usare la terminologia cara a Maranello ) a V di 180°.

Ma di questo gioiello e di molti altri argomenti, di nuovi piloti e di passaggi di testimone, assieme ai consueti appunti sulle varianti tecnologiche, parleremo alla prossima puntata. “

Fabrizio Pasquali

Tutto McLaren - L'angolo del Professor - Menu

E-mail

“ Quei temerari a ruote scoperte “ - ( Formula Uno in pillole )