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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2014

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GP di Russia 2014

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Con questo primo appuntamento in Russia, a Sochi, la stagione agonistica va stancamente a chiudersi, priva di alcuna novità di rilievo, dato che Mercedes può permettersi di tutto ( Rosberg è per l'ennesima volta un fanciullo da redarguire ) e vincere in doppietta senza il minimo patema.

A dire il vero una novità potrebbe individuarsi nell'ottima prestazione di Bottas, l'unico a tenere il passo delle Tedesche, ma dalle cronache apprendiamo anche che la sua motorizzazione Mercedes era stata aggiornata, verosimilmente per togliere punti a Red Bull e tutto così diviene logicamente spiegabile.

Anche McLaren monta Mercedes, si comporta bene, ma non come la Williams del finlandese; le prestazioni infatti non sono frutto di aggiornamento del propulsore, ma di variazioni “casalinghe”.

Red Bull fa quello che può con la vettura di quest'anno e cercherà di mantenersi il secondo posto nella classifica Costruttori, pensando al futuro.

Ferrari rimane lì perchè Alonso è un ottimo driver, non certo per qualche avvenimento di natura tecnica, mentre Raikkonen è il solito nascosto nel gruppo.

Sul circuito nulla da segnalare se non la mesta presa d'atto che trattasi del perimetro urbano del villaggio olimpico e quindi, di fatto, di un tracciato cittadino di cui si può dire bene solo dell'asfaltatura poco abrasiva, tale da permettere a Rosberg di conquistare il secondo posto praticamente con una sola copertura ( le medie ).

Prima di varcare l'Atlantico per i prossimi appuntamenti, proseguiamo con i nostri ricordi storici.............

“Il 1966 segna il ritorno della formula da tre litri aspirati od in alternativa da un litro e mezzo sovralimentati, per cui quasi tutte le Squadre, pur facendo del loro meglio, si trovano di fatto in ritardo nella motoristica con situazioni addirittura clamorose: vediamole. BRM assembla vecchi progetti partorendo un improbabile V 16; Cooper mutua addirittura da Maserati un V 12 tratto dal vecchio 250 F; McLaren adatta un Ford V8 Indianapolis ( riducendolo da 4.200 cc. A 3.000 cc. ); Brabham addirittura si inventa un V8 da tre litri ricavato dal monoblocco di una Oldsmobil di serie elaborato dalla Repco. Solo Ferrari può mettere in campo il V12 da 3000 cc. che aveva preparato con largo anticipo e caratterizzato da prestazioni per il tempo esaltanti.

Quindi in partenza il Team di Maranello risulta nettamente favorito, e , pur riservando la dovuta attenzione ad eventuali improbabili outsider, il clima è tranquillo, dato che il mazzo presentava un’armata Brancaleone tutta da scoprire.

Ma la F.1 di quegli anni era destinata a lasciare ampi margini alla sorpresa e forse per questo il fascino che ha esercitato sugli appassionati non è paragonabile al perfetto meccanismo ad orologeria oliato da eccezionali capitali ed interessi che delinea invece la situazione attuale.

Ma procediamo con ordine: Surtees ancora in Ferrari, malgrado i dissensi di cui sopra, assieme a Bandini e, dopo Spa saranno proprio loro due a condurre la classifica piloti: poi la rottura di Surtees con la Casa madre che porta Bandini a prima guida affiancato da M.Parkes.

La svolta del Campionato si ha in Francia , a Reims, quando un solitario Bandini sembra vincere a mani basse, ma rompendo il filo dell’acceleratore, malgrado l’ormai leggendaria riparazione con filo di ferro ricavato dalla rete di recinzione della pista, arriva sì, ma fuori zona punti, mentre Parkes conquista un ottimo secondo posto, a conferma che la vettura è fortemente competitiva.

Da qui però Jack “Blake” Brabham, col suo motore austroamericano, inizia un’inesorabile rimonta che lo vedrà vittorioso per quattro volte consecutive. Anno nero quindi per Maranello malgrado le rosee premesse, reso ancor più amaro dalle agitazioni sindacali che porteranno, fra l’altro, a disertare un classico come il G.P. di Gran Bretagna.

La stagione esalterà la grande capacità di Brabham di fare di necessità virtù ( del resto era nato meccanico progettista nella sua Australia ), maestro nel riciclare progetti che avevano la caratteristica di affidarsi a motori di grande affidabilità proprio in quanto derivati dalla grande serie.

L’anno sarà anche ricordato per lo spreco di piloti di valore mandati a correre con vetture insufficienti ( ancora qualche due litri i circolazione adattata dalle vecchie litro e mezzo ) o scarsamente affidabili: esempio eclatante quello di Clark, vincitore solo negli USA per la scarsa potenza della sua Lotus BRM, vettura ricavata dal mazzo delle due litri e priva di ogni possibilità di successo.

Ennesima e scottante occasione perduta invece per Ferrari, tanto più grave in un momento di potenziale superiorità tecnica; tale spreco verrà duramente pagato dalle Rosse che ritroveranno la testa solo dopo molti anni di successi di Team di nuova e vecchia tradizione: di questo ed altro parleremo ampiamente sin dalla prossima puntata che consigliamo vivamente agli appassionati di tecnica per le innovazioni fondamentali, specie in fatto di aerodinamica, che vedranno la luce proprio nel 1968.....” (continua)

Arrivederci a presto, Fabrizio Pasquali

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