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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2014

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GP del Belgio 2014

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Evidentemente la pausa estiva ha giovato a favore di un livellamento di alcuni Team, per cui, da Spa in poi, si potrebbe pensare ad un Campionato Mondiale ancora foriero di novità interessanti e di nuovi protagonisti.

Complice Pirelli, che ha fornito mescole dalle prestazioni assai diverse, la gara si è dimostrata spesso aperta anche per le prime posizioni, soprattutto da quando Rosberg, autore di una partenza al rallentatore, è stato preso da una “follia fratricida” mettendo k.o. Hamilton e compromettendo così la sua stessa vittoria.

E' sempre avvenuto che due piloti vincenti nella stessa Squadra si siano fatti del male a vicenda, ma qui è parso a tutti, quello del Tedesco, un comportamento eccessivo e, tutto sommato, masochista; sentiremo i provvedimenti presi in Casa Mercedes.

Si diceva di miglioramenti prestazionali : ciò è apparso evidente soprattutto in Red Bull in virtù di una scelta di Newey di scaricare al massimo l'ala posteriore e di guadagnare in tal senso velocità sui saliscendi delle Argonne.

Sia Ricciardo che Vettel hanno approfittato della situazione essendo entrambi piloti di caratura, capaci di non perdersi in situazioni limite, ma tra i due, il più giovane si è dimostrato più freddo e capace di sfruttare ogni situazione a lui favorevole.

La regia internazionale si è spesso soffermata sugli inseguitori, ma la situazione di questi si dimostra impietosa se esaminiamo in senso critico l'ordine d'arrivo: il “mostro” Bottas, con la rinata Williams, è sì terzo , ma a mezzo minuto; Raikkonen, che in Belgio ha sempre corso bene, è quarto a 36 secondi ed il Mondiale Vettel ad oltre 50.

Perfino McLaren sembra risorgere, ma siamo vicini al minuto di distacco, vale a dire ad oltre un secondo e mezzo sul giro e...via così.

Rivedendo l'assunto iniziale, si comprende alla fine un po' meglio l'andamento dei fatti: Mercedes è e rimane la vettura da battere, magari meno “mostruosa” rispetto a poco tempo fa, ma comunque, allo stato attuale, dalla maggior caratura in condizioni di “non follia” dei propri piloti.

Red Bull ha rischiato molto e vedremo se anche a Monza terrà la stessa radicale modifica, che comunque non potrà sopportare circuiti più tortuosi ( la situazione spesso oltre il limite di Vettel lo ha già evidenziato ), le altre, pur con qualche miglioramento generale, penso stiano concretamente pensando alla prossima stagione e fanno bene...

Continuo col “ripasso” di Storia della F.1, buon divertimento.

“Ci eravamo lasciati alla fine del 1958 promettendovi una rivoluzionaria innovazione, sì da creare, speriamo, una certa attesa: ebbene il 1959 riserverà per tutto il mondo dell’automobilismo sportivo, ma in particolare per quello relativo alle vetture di Formula, forse la novità più importante che fino ad allora sia apparsa sul suo cammino: così come nelle vetture stradali di piccola cilindrata, anche nei bolidi della massima competizione automobilistica mondiale si affermerà il “tutto dietro” ovvero motore e trazione posteriore.

Per capire l’importanza di tale trasformazione, che, come accennato, stava già prendendo strada nelle vetture stradali di cilindrate modeste, si pensi che famosi Costruttori erano decisamente contrari e lo stesso Enzo Ferrari se ne usciva con l’ormai celebre frase: “ Si è mai visto un carro con i cavalli sul retro? “ Con tutto rispetto per “Il Drake”, questa volta commetteva un macroscopico errore, dato che da quel fatidico 1959 la posizione del gruppo propulsore, cambio-differenziale non si scosterà poi di molto.

Dal punto di vista agonistico, l’anno sarà ugualmente elettrizzante fino all’ultima gara, per l’ennesimo tentativo di Stirling Moss alla conquista di un meritatissimo mondiale. Proprio l’Asso inglese, allora con il Team privato di Rob Walker, adotterà una formula assai interessante, ovvero la scelta, “in itinere” della vettura migliore sulla piazza. Trattandosi di un Campionato del Mondo Piloti, l’opzione è sempre parsa più che lecita ed anche oggi sicuramente stimolante; ma andiamo per gradi.

A sparigliare le carte si presenterà in pista un australiano già costruttore di vetture minori, quel Jack Brabham, più tardi definito “Black” che vincerà a Monaco sbaragliando il campo avversario. Ferrari è rappresentata da ben cinque piloti, fra cui gli ottimi Brooks e P.Hill e rimarrà in gara sino alla fine, piazzandoli nelle classifica finale rispettivamente al secondo e quarto posto; ma l’innovativa Cooper Climax terrà a bada i Campioni del Cavallino rampante andando a vincere meritatamente anche il G.P. Costruttori.

Vogliamo ricordare l’ anno con l’emblematico gesto sportivo di Brabham a Sebring, negli U.S.A., quando , rimasto senza carburante a poche centinaia di metri dal traguardo, spingerà a mano la vettura fino all’arrivo, cadendo stremato dopo il traguardo, ma conquistando il primo mondiale della sua luminosa carriera, grazie al quarto posto così strenuamente perseguito ed ottenuto.

Ferrari e Moss rimangono comunque i grandi sconfitti dell’anno e Maranello dovrà ammettere che la strada iniziata da John Cooper è l’unica percorribile per il futuro.”

Fabrizio Pasquali

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