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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2010

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GP d'Italia 2010

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Vale la pena, nell’occasione del Gran Premio d’Italia a Monza, ricordare la storia di questo fantastico circuito cui la F.1 deve tanta della sua popolarità e che segna, con le sue metamorfosi, aspetti che possono farci riflettere sull’evoluzione anche tecnologica del mondo dei motori.

Ricordiamo che l’impianto è inserito nello scenario naturale dello stupendo parco della Villa Reale di Monza a conservare intatto tutto il suo fascino, malgrado i maggiori rimaneggiamenti.

Di questi, sicuramente il più importante fu la sovrapposizione dell’anello di alta velocità che consentiva gare in entrambi i circuiti anche interconnessibili fra loro.

La soluzione ibrida non fu felice, gli incidenti gravi e la scarsa utilità allo sviluppo delle tecnologie sconsiglio l’uso sia misto che del circuito di velocità pura, tanto che questo venne poco alla volta completamente abbandonato.

Con il progressivo aumento di potenza dei motori, si pensò allora di mettere dei freni al percorso, snaturandone per altro le caratteristiche di perfezione tecniche che in passato lo contraddistinguevano.

La famosa “pistola rovesciata” , col calcio alzato e la canna in basso a sparare verso la città brianzola, venne modificata con chicane e varianti che iniziano con il collo di bottiglia innaturale a due terzi del rettifilo principale, causa perenne di incidenti al via, fra cui quello odierno che toglie Hamilton dopo appena dieci secondi, ma altrettanto infame è la variante della Roggia, a stoppare una leggera curva sinistrorsa di correzione per meglio immettersi nel bosco ed affrontare le impegnative due di Lesmo, vero tranello del circuito.

Il “Serraglio “ in leggera discesa, corregge a sinistra, ma in piena velocità sì da affrontare la curva del Vialone, oggi snaturata dalla “Variante Ascari” per arrivare al rettilineo di immissione nella parabolica, per fortuna lasciata nella sua spettacolare geometria che consente un’accelerazione strepitosa verso il traguardo.

La citata prima famigerata chicane, stravolge anche la “Curva grande” che consentiva, dato il suo raggio variabile, una bella scremata di piloti senza dover ricorrere al tappo.

Hamilton quindi, con l’irruenza che lo contraddistingue troppo spesso, corre il rischio di bissare l’infelice stagione che vide Raikkonen soffiargli il titolo, dato che questa gara si adattava alle possibilità velocistiche di McLaren e Ferrari.

Un leggero eccesso di carico ha impedito ad un ottimo Button di far sua la gara, mentre Massa si è confermato lo scudiero di sempre.

Red Bull, in attesa dei propri circuiti, qui si adattano a conservarsi in corsa e limitare i danni: la velocità pura vuol dire cavalleria e Renault ha sempre peccato in materia, malgrado gli splendidi titoli conquistati.

Ma ora Newey dovrebbe tornare a sognare con i prossimi appuntamenti.

Buona vendemmia a tutti,

Fabrizio Pasquali

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