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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2006

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GP degli Stati Uniti 2006

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Evidentemente Michelin non ha ritenuto in quest'ultimo anno di partecipazione al Campionato Mondiale di Formula Uno (sempre che siano vere le voci circolanti nell'ambiente) investire più di tanto in un circuito qual è Indianapolis, unico, e per lo più assolutamente improponibile sotto ogni punto di vista, così da rendere assolutamente non competitive le vetture equipaggiate con pneumatici della Casa francese.

Forse è bene per capire l'anomalia di tale circuito e riportare un po' di storia della Formula Uno, o meglio ricordare quei tentativi che, prima del 1950 (anno di nascita del Campionato mondiale di tale Formula) e dopo tale anno, hanno portato, con effetti assolutamente catastrofici, le monoposto europee al di là dell’Atlantico a gareggiare nello Stato dell'Indiana.

Ogni tentativo effettuato per rendere competitive tali vetture con quelle che normalmente gareggiavano ad Indianapolis si dimostrò fallimentare e nessun pilota su una vettura europea riuscì mai a vincere nel famoso anello.

Anche quando si provò a gareggiare con vetture esclusivamente impostate per circuiti di tale derivazione il fallimento apparve del tutto eloquente, tanto da scoraggiare la prosecuzione di tentativi di in tal senso.

In questi ultimi anni venne riproposto il celeberrimo “catino” dell'Indiana modificato grazie all'inserimento di quella specie di kartodromo che di fatto costituisce circuito a sé e che nulla ha in comune con il celebre anello: così nacque quell’ibrido che oggi ben conosciamo e che nessun significato può avere agli affetti di una performance di Formula Uno.

Aveva più senso la vecchia struttura, tanto da essere imitato anche in Italia, a Monza dove venne costruito con assoluta velocità nel corso degli Anni Cinquanta una soluzione analoga, perché in qualche modo consentiva a vetture appositamente progettate e realizzate per l’asimmetria di un anello a curve sopraelevate di esprimere le prestazioni consentite da motori, ma soprattutto da ruote costruite per tale tipo di circuito.

Chi avesse visto le vetture dell'epoca dovrebbe bene ricordare che le ruote a diverso diametro, larghezza e regolazione di campanatura caratterizzavano le vetture realizzate per questo anello.

La situazione infatti variava da circuito a circuito, dato che la dimensione del raggio delle curve e la loro pendenza non erano affatto omogenei.

Pensare oggi a vetture progettate per competizioni completamente diverse e soprattutto per fondi stradali assolutamente non comparabili con quello di Indianapolis che diano meglio di se stesse in quell'anello raccordato in qualche modo al citato kartodromo dimostra quanto sia assurdo, sotto il profilo tecnico, ma anche relativo a performance accettabili, pensare di rendere possibili i Gran Premi siffatto costruiti.

Con ogni probabilità Bridgestone era più preparata, soprattutto in fatto di esperienza, a fornire pneumatici che in qualche modo potessero adattarsi a quest'unico ibrido, da cui la netta vittoria delle due Ferrari che potevano avvalersi di tali pneumatici.

Che poi lo stolto comportamento di alcuni piloti di altri Team, fra cui primeggia il sempre più ineffabile Juan Pablo Montoya, abbia "sfoltito" il mazzo subito dopo il via non ha fatto altro che a rendere ancora più monotona e monocorde la gara con le due Renault ad arrancare nel tentativo di tenere il passo delle Rosse di Maranello.

Vi sono stati tentativi anche di altri Team di inserirsi in una classifica che necessariamente doveva risultare anomala, per cui non ci si meravigli dell'ottimo quarto posto di Trulli che, come una sola sosta, ha adottato una scelta azzeccata tanto da mantenersi all'arrivo avanti allo stesso Alonso.

Non c'è nemmeno da porsi il problema sulle differenti prestazioni delle due Renault, in questo caso privilegiata è risultata quella di Fisichella, proprio per della citata anomalia di assetti di cui si è detto sopra.

Non credo che la presenza di McLaren avrebbe cambiato molto l'ordine d'arrivo dato che il forte Team inglese è pure lui equipaggiato con pneumatici Michelin: d'altra parte quando ci si suicida in famiglia in modo tale da ricordare gli stolti comportamenti di Coulthard nelle sue giornate più nere nei confronti del compagno Hakkinen, si capisce che c'è molto da rivedere all'interno della coppia di piloti di questa grande Scuderia dal passato così illustre.

Dal punto di vista tecnico ritengo che tutto dovrebbe ritornare come prima già a partire dal prossimo appuntamento in Francia, ove sicuramente Michelin troverà modo di riscattarsi e riproporsi come fornitore di pneumatici di prima grandezza e di assoluta competitività.

Archiviata la trasferta nordamericana del "Circus" attendiamolo lo stesso in appuntamenti ben più significativi e tecnologicamente coerenti con le caratteristiche regolamentari che, indipendentemente dai giudizi personali sulle stesse, informano comunque i procedimenti progettuali e tecnologici dell'intero mondo della Formula Uno.

Arrivederci in Europa dal vostro Fabrizio Pasquali.

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