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Tutto McLaren - L'angolo del Professor
2007

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GP del Brasile 2007

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Finale di stagione suicida in casa McLaren che oggi ha gettato al vento la possibilità di conquistare facilmente il Campionato Mondiale Piloti, dopo che la nota vicenda della “Spy Story” le aveva bruciato quello Costruttori, altrettanto agevole da vincere.

La sciagurata combinazione della Cina che aveva contribuito a mettere fuori dalla gara Hamilton ( vera autorete combinata fra il “muretto” ed il Pilota ) si è ripetuta in Brasile dove sarebbe bastato allo scalpitante Lewis un quinto posto per aggiudicarsi il titolo senza problemi di sorta.

Succede invece che il Pilota si intestardisce in una partenza fra le più infelici uscendo in curva e probabilmente pasticciando con l’elettronica tanto da provocare una caduta di pressione al circuito apposito, da cui una carenza di circa trenta secondi prima di arrivare ad un verosimile “resettaggio” che ha rimesso le cose a posto sulla sua vettura.

Il tutto ancora nella primissima fase della gara: ora, un’accorta strategia correttiva avrebbe puntato su un recupero di posizioni progressive senza ricorrere alla cervellotica terza sosta, elemento sciaguratamente masochista specie in circuito come Interlagos con una pit lane così lunga.

McLaren oggi non valeva il 50% di Ferrari, ma rimaneva comunque in grado di controllare le altre ( vedasi il terzo posto di Alonso ), per cui un piazzamento alle spalle delle Rosse era l’unico risultato ragionevolmente da perseguire e sarebbe avvenuto senza timore alcuno.

La rivalità all’interno del Team, il trattamento di cui si è lamentato negli ultimi mesi Alonso, unico pilota d’esperienza in grado di uscire prima indenne dalla storiaccia estiva, poi di mantenere una certa calma e capacità di giudizio negli ultimi Gran Premi che vedevano McLaren in ritardo su Ferrari, la posizione di privilegio di Hamilton tanto sbandierata da tutti, hanno fatto sì che venisse gettata al vento una stagione agonistica iniziata e condotta con una certa competitività.

Tra i fatti più gravi, oltre alla pessima figura rimediata per tutti i suddetti motivi e per altri notissimi che hanno condannato McLaren nel secondo “Processo di Parigi”, vi è sicuramente la perdita di Alonso, un Campione mondiale, ma soprattutto un pilota che, a mio avviso, rimane il più prestigioso esempio nel campionario certamente non vastissimo della F.1.

La bella figura di Mika Hakkinen, mentore di Raikkonen, oggi rivisto in televisione, costituiva un’immagine di una McLaren recente, ma nel contempo di altri tempi nello spirito e nel comportamento.

Buona fortuna a tutti.

Fabrizio Pasquali

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